Trentino Alto Adige

Caro diario,

Trentino e Alto Adige, due realtà economiche, sociali e storiche diverse, due provincie autonome che, insieme, compongono questa regione ricchissima di montagne, fiumi e laghi. Si trovano testimonianze vitivinicole in varie epoche, dalla preistoria ai romani fino al Medioevo. Oggi i vigneti regionali hanno un’estensione di circa 14.000 ettari, con la provincia di Bolzano in leggero aumento. Pur non avendo nessuna DOCG regionale, l’83% della produzione è destinata a vini di denominazione DOC e il 16% a IGT. Solo 1% ad altri vini, con ottima presenza di vitigni autoctoni e alcuni internazionali che trovano radici comunque molto profonde. Il territorio Altoatesino e Trentino è caratterizzato principalmente dalla valle del fiume Adige con numerose valli laterali che si sviluppano su lunghi corsi d’acqua fino alle catene montuose che la racchiudono. Pertanto troviamo zone vitivinicole molto variegate:

  • Fondovalle – tendenzialmente con depositi glaciali costituiti da suoli alluvionali, fertili, ben drenati, con o senza argilla. Sono le terre del Teroldego e del Marzemino;
  • Media collina fino a 300/400 m – caratterizzati da suoli più asciutti e moderatamente fertili. Sono le terre del Cabernet Sauvignon, Merlot, Pinot nero, Schiava e Lagrein;
  • Alta collina fino a 500/600 m - caratterizzate da suoli più o meno declivi, in genere sciolti e poco profondi, alcuni costituiti da detriti e rocce porfiriche. Sono le terre di Müller Thurgau, Sauvignon, Chardonnay e Pinot grigio;
  • Bassa montagna fino a 900 m - zone limitate ad esposizioni ottimali, su depositi glaciali e morenici sono caratterizzate da ghiaie e sabbie, miste a limo poca argilla ma calcaree, dolomitiche e marnose. Sono le terre del Gewürztraminer, Sylvaner, Riesling e Kerner.

È proprio grazie a correnti, fiumi, laghi, montagne e altimetrie variabili che si creano microclimi unici che con il tempo sono diventati ambienti ideali per vitigni ben specifici.

Un aspetto che sta cambiando è il sistema produttivo, che da sempre è stato frazionato in piccolissimi produttori ma non indipendenti in quanto quasi tutti legati a cooperative e/o associazionismi; negli ultimi anni invece, sempre di più i piccoli produttori coraggiosi vinificano indipendentemente le loro espressioni, devo dire, con ottimi risultati.


TRENTINO

Gennaio 2016

Caro diario,

il Trentino è come un grande libro che raccoglie tante piccole storie impossibili da unificare.

Le varietà di piccole aree dovute alle caratteristiche diverse del terreno andrebbero selezionate una ad una per poter cogliere le varie sfumature che offre questo splendido territorio. La Valdadige Trentina è la macroarea più vasta della regione. Nel mio viaggio alla ricerca di un nuovo produttore ho incrociato le tantissime e così eterogenee aree.

trentino

Partendo da sud incontriamo la Vallagarina che si estende su entrambi i versanti est e ovest dell’Adige, principalmente conosciuta come zona d’elezione per il Marzemino (altri vitigni sono il Casetta e il Enantio); poi la Valle dei Laghi ad ovest dell’Adige e bagnata dal fiume Sarca, zona di interesse per la varietà di specie faunistiche e botaniche oltre che per il vitigno a bacca bianca Nosiola, da cui si ricava lo storico Vino Santo Trentino (da non confondere con il toscano); la Valsugana ad est dell’Adige percorsa dal fiume Brenta con interessanti riscoperte e tutela di antichi vitigni autoctoni come la Pavana o la Rossara, Turca o Negrara. Salendo nella parte a nord sul confine altoatesino troviamo ad est dell’Adige la Val di Cembra e le Colline di Pressano solcate dal torrente Avisio dove predominano terrazzamenti e vitigni a bacca bianca in particolare il Müller Thurgau al quarto posto come superficie vitata regionale. Infine nel lato ovest la Piana Rotaliana anch’essa solcata da un fiume Noce e interamente dedicata al vitigno, detto principe del Trentino, Teroldego.

Non posso non segnalarla come una delle zone migliori d’Italia per la produzione di spumante esclusivamente prodotti con il Metodo Classico tutelati dalla denominazione Trento DOC estesa su buona parte di tutta la val d’Adige Trentina.

Ho riscontrato un solo aspetto poco gradevole, il fatto che purtroppo, come in molte zone d’Italia, nel periodo dell’industrializzazione quasi tutti hanno abbandonato la campagna per il lavoro in fabbrica. Così facendo si è lasciato quasi totalmente il mercato a cooperative sociali basate più sui numeri che su altro, perdendo molta biodiversità e sapere contadino. Nonostante questo, anche se oggi ancora sproporzionata, c’è una leggera inversione di tendenza che spinge a riacquisire le buone abitudini passate. Dopo aver visto la ricchezza di questa regione, per la sua varietà morfologica e presenza di vitigni autoctoni ho dovuto compiere la mia scelta. Ho dovuto lavorare sodo per trovare la miglior area geografica/ambiente (difficile da paragonare), la miglior valorizzazione dei vitigni/vini autoctoni confrontati alla cieca ed un ulteriore aspetto che fa la differenza: il vignaiolo e la sua storia.

Rosi Eugenio

… La bravura è riuscire a stare fermi …

Eugenio Rosi enologo in una cantina sociale nel lontano 1997, non più soddisfatto e appagato da un sistema produttivo moderno e troppo tecnico, inizia il suo percorso indipendente, ancora prima delle odierne mode biologiche. Si basa sulla convinzione che per acquisire l’antico sapere di quando e come intervenire o non intervenire, sia necessario vivere direttamente la campagna. Supportato dalla moglie Tamara, inizia a studiare le varie tipologie di terreni e trovare piccoli appezzamenti in Vallagarina da prendere in affitto. Osservando con attenzione, nel tempo, riesce a capire le dimore ideali per i vari vitigni e come portare in cantina l’uva con il giusto grado di maturazione. In questo modo ritiene di poter interpretare al meglio l’annata senza snaturarla. In cantina prova vinificatori diversi, prediligendo cemento e botti da 7,5 hl, assemblaggio di uve e annate oltre che lunghi affinamenti. Ogni anno alla ricerca dell’interpretazione migliore secondo il sapere che si è costruito. Dopo 19 anni da quella scelta, Eugenio sembra aver raggiunto una sconvolgente consapevolezza pratica dei suoi vigneti e una capacità di interpretazione elegante e espressiva. La sua produzione si aggira sulle 25.000 bottiglie annue, nate da un’estensione di 7,5 ettari, suddivisi in particelle per morfologia e altimetria: Nosiola, coltivata sul Monte Pipel a 400 m; Pinot Bianco, coltivato a Noriglio a 550 m; Chardonnay, coltivato in Vallarsa a 750 m; Cabernet Franc, coltivato nel parco antico di Villa de Eccher in centro a Rovereto; Cabernet S. e Merlot, coltivati sul Monte Pipel a 350 m su di un terreno limoso argilloso a base calcarea; Marzemino, coltivato nella storica area “Ziresi” di Volano, piana alluvionale originata dall’Adige sotto le rocce del Monte Finonchio.Il consiglio che posso darvi è quello di prendervi del tempo per andare a vivere un’esperienza diretta da Eugenio e Tamara, dove al centro di tutto viene messo il vino e dove è esso stesso a raccontarsi attraverso il suo assaggio.

 



ALTO ADIGE

Marzo – giugno 2016

Caro diario,

così come i loro cugini trentini, anche per l’Alto Adige le varietà di piccole aree dovute alle caratteristiche diverse del terreno andrebbero selezionate una ad una per poter cogliere le varie sfumature che offre questo splendido territorio. Raccontare il mio viaggio risulta quindi estremamente stimolante grazie alla complessità di questo territorio.

alto adige

Partendo da sud fino a Merano si incontra la Val d’Adige Altoatesina che possiamo suddividere in ulteriori tre macroaree: 1. Bassa Atesina principalmente sul versante est dell’Adige da Salorno a Laives, zone d’elezione per Traminer, Schiava e Pinot nero; 2. Oltradige sul versante ovest, forse il cuore della viticoltura Altoatesina da Termeno, Lago di Caldaro fino alla confluenza del fiume con l’Isarco sotto Bolzano, zone d’elezione dove predominano vitigni a bacca bianca come Pinot Bianco, Grigio, Chardonnay e Sauvignon ad eccezione della rossa Schiava sempre presente per tradizione (purtroppo sempre meno considerata in questa zona); 3. Alta Atesina che si apre a nord-ovest di Bolzano salendo fino a Terlano, troviamo principalmente Pinot Bianchi e Chardonnay; salendo ancora fino a Merano (denominata Burgraviato) ritorna a predominare la vecchia Schiava, in quest’area possiamo anche inserire l’ampia Conca di Bolzano, zona che gode di un microclima particolarmente mite perché al centro della confluenza dei due fiumi Adige e Isarco, ad ovest c’è l’antica località Gries, patria dell’autoctono Lagrein, ad est Santa Maddalena dominata dalla Schiava. Ci sono anche due valli laterali altoatesine non di minor conto, la stretta Valle Isarco che da Bolzano sale lungo il corso dell’omonimo fiume fino a Bressanone, zona con terreni molto drenanti di tessitura grossolana da detriti e pendii che arrivano fino a 900 m di altitudine con escursioni termiche significative, zona d’elezione per vini di montagna bianchi freschi e fruttati da vitigni anche aromatici, troviamo uve Sylvaner, Kerner, Riesling, Müller Thurgau, Pinot grigio e Traminer aromatico. Infine ad ovest di Merano da Parcines a Corzes la Val Venosta un’isola climatica, con scarsissime precipitazioni, nei terrazzamenti di bassa quota vengono coltivate uve a bacca nera come Pinot nero e Schiava, nelle quote più alte uve a bacca bianca come Pinot bianco e Müller Thurgau e limitatamente anche il Traminer aromatico. Sparsi tra queste macro zone si incontrano anche ottime espressioni di alto livello di vini spumante Metodo Classico.

L’Alto Adige è una zona rinomata, apparentemente ordinata e funzionante, ma per comprenderne l’essenza nel profondo ci vuole tempo o uno sguardo attento. Ha come tutti i suoi pregi e i suoi difetti e, visto che siamo in Italia, anche le sue contraddizioni, ma attraverso il vino vero sembra diventi tutto più comprensibile e famigliare.

Tra questa ricchezza e varietà morfologica e di vitigni autoctoni ho dovuto compiere una scelta per trovare la miglior area geografica/ambiente (difficile da paragonare), la miglior valorizzazione dei vitigni/vini autoctoni confrontati alla cieca ed un ulteriore aspetto che fa la differenza: il vignaiolo e la sua storia.


 

… Si riceve ciò che si dà …

 

Christoph Unterhofer agricoltore di famiglia, coltiva in maniera biologica certificata fin dal 1996 vendendo a cooperative i sui frutti. Grazie ad una fortunata opportunità riesce ad acquistare e trasferirsi in un vecchio maso “REYTER” nella località Gries nella conca di Bolzano, una zona di pregio ma purtroppo sempre più abbandonata. Proprio qui incontra delle vecchie viti di Lagrein, che lo spingono nel 2003 ad intraprendere la strada del viticoltore, trasformando quel frutto, che già da tempo ben conosceva, nelle sue prime 2.000 bottiglie.

La filosofia aziendale e di lavoro è estremamente naturale ed è a dimensione d’uomo. Il tempo è il miglior consigliere. C’è in progetto la realizzazione di una cantina sotto l’antico maso ma non volendo essere preda delle sempre più frenetiche logiche di mercato/economiche, ad oggi vinifica le sue uve autonomamente nella cantina del suo amico e consulente Urban Plattner. Saggia decisione per non dover scendere a compromessi.

Christoph cura 1 ettaro di terreno nell’ultima isola di Lagrein rimasta nel quartiere Gries, che gode di un terreno particolare alluvionale, porfirico e morenico dei fiumi Talvera e Isarco. La zona, inoltre, gode di più di 300 giorni di sole l’anno, creando vini unici, caparbi, profondi e longevi interpretati da Christoph nel suo LAKREZ, un rosso leggero con poca macerazione per un primo approccio con il Lagrein e nel suo RAHM, espressione pura e concentrata che mantiene una certa eleganza, per un totale di circa 5.000 bottiglie annue. Ma non si ferma qui nel 2017 è uscito con due nuove creature il bianco Moscaris vitigno Piwi resistente alle malattie dall’alto Tirolo e una Schiava da piante centenarie (vigneto piantato nel 1920) in località Termeno, per un totale di 7.000 bottiglie.

 

“Rispettando i tempi della natura, lavorando con tranquillità e in sinergia con l’ambiente, desidero conservare per le generazioni future piante sempre più vecchie e antiche conoscenze.”

Christoph Unterhofer


logo IN DER EBEN

… Impariamo tutti i giorni FREISTIL …

 

Johannes Plattner nel 1982 acquista un antico maso “EBNERHOF”, situato sui pendii meridionali soleggiati della conca di Bolzano, all’imbocco della Val d’Isarco. I suoi 3,3 ettari di vigneti si trovano sui declivi di origine sedimentaria ricchi di porfido e ricoperti di roveri e castagni. È un paesaggio assolato, brullo e tranquillo, che richiede un trattamento rispettoso. Proprio per questo motivo nel 1990 allo svilupparsi delle nuove normative di produzione più ecologiche, diventa pioniere iniziando subito la conversione e nel 1993 ottiene la certificazione di agricoltura biologica, coltivando e vendendo le proprie uve. Nel 1996 soddisfatto degli anni dedicati al lavoro in campagna con i vitigni autoctoni locali inizia a vinificare le proprie uve, dando vita alle sue prime bottiglie che lo porteranno nel 2005 a ristrutturare le vecchie cantine del maso e produrre circa 15/20.000 bottiglie annue, un percorso fantastico di sperimentazione e di tempo per comprenderne i risultati.

Nel frattempo…

Urban Plattner il giovane figlio (classe 1986) partecipa attentamente all’evoluzione della cantina. Dopo qualche anno di esperienze all’estero di studio e pratiche vitivinicole, nel 2010 inizia la sua prima vinificazione. Come da tradizione di famiglia porta il suo contributo introducendo principi della biodinamica andando ad affinare ancor di più il già ottimo lavoro del padre. Alla fine del 2016 è pronto per iniziare il suo personale percorso, non ci sono vincoli o condizionamenti illogici (tradizioni, mode, certificazioni, denominazioni, etc.) ma solo la pura valorizzazione della vera storia di quel territorio/terreno attraverso gli storici vitigni coltivati secondo le sue capacità e intuizioni.

Inizia cambiando il nome e utilizzando l’antico nome del maso (antecedente al 1600) “IN DER EBEN”, ritrovato in vecchi documenti. I vini di Urban sono però la vera nuova scoperta di un Alto Adige antico. Qui il vitigno d’eccellenza è la Schiava che, contro tutti i preconcetti e denominazioni, è R-iserva; poi la Malvasia rossa antico e rarissimo vitigno abbandonato perché delicato e difficile da trattare. Non possono mancare i due bianchi, Traminer aromatico e Sauvignon e anche un Merlot/Lagrein/Teroldego in uvaggio chiamato Freistil, come l’unione di 4 vignaioli fuori dal coro ma autentici e unici.Spesso in zone più rinomate è difficile trovare espressioni libere di liberi pensatori, ma quanto le incontri è una scoperta di umanità, che provoca un infinito piacere.