Friuli Venezia Giulia

Caro diario,

Friuli Venezia Giulia, una regione di confine. Forse una delle poche dove il confine è davvero solo una linea immaginaria. La gente di questi luoghi ha imparato a credere nelle cose vere e concrete, alla terra, forse perché questa non cambia mai, a prescindere dalla bandiera che ci viene piantata. Una regione forgiata da sofferenze e crude verità.

Il territorio regionale è prevalentemente montuoso sul suo perimetro, protetto dalle Dolomiti Friulane, le Alpi Carniche, le Alpi Giulie e dal Carso, alture prevalentemente calcaree che arrivano a sfiorare i 2.800 metri. I fiumi non mancano di certo, così come le precipitazioni che sono in media abbondanti. Venti e composizioni di terreni unici e molto variegati completano il quadro. La viticoltura affonda le sue radici in epoche molto antiche, si dice addirittura preromaniche, e rimane costante fino ad oggi dove è possibile trovare aziende che vivono di vino da 4/5 generazioni. Il Friuli è una regione di piccoli Artigiani. I vigneti hanno un’estensione totale di circa 20.000 ettari, con zone molto variegate tra loro e per praticità così suddivise:

  • Grave del Friuli – la più vasta zona a nord, che va da Pordenone a Udine tra colline moreniche, alta pianura e aree alluvionali, dove la costante dei suoli è tendenzialmente calcarea-dolomitica. Vengono piantate molte varietà locali e internazionali donando freschezza e profumi;
  • Pianura Friulana – la seconda area più vasta a sud, che va da Pordenone a Udine, è caratterizzata da suoli a tessitura franca, pietrosi e scheletro di buona sostanza organica e drenaggio. Vengono piantate molte varietà locali e internazionali in particolare Moscato giallo e rosa, Franconia, e Schioppettino;
  • Colli Orientali del Friuli e Collio Goriziano – sono le fasce collinari tra i 100 e 350 m a ridosso del confine Sloveno delle provincie di Udine e Gorizia, caratterizzate principalmente da un’alternanza di marne e arenaria dando caratteristiche di particolare pregio ai vini. Sono queste le terre del Tocai, Ribolla Gialla, Verduzzo, Picolit, Schioppettino, Refosco, Pignolo;
  • Carso – è forse la zona più particolare e ben distinta, è un grande altopiano costituito da roccia calcarea, suoli aridi con pochissima profondità, spesso nulla. Una zona difficile, ma con un carattere ben distinto e marcato, sono le terre della Vitovska, Malvasia Istriana e Refosco o Terrano.

Sicuramente tra le regioni vitivinicole più importanti d’Italia, per la ricchezza di tradizioni, la presenza di vitigni autoctoni e suoli unici, per non parlare dell’aspetto multi-culturale delle persone e dei luoghi ricchi di storia. Questa è la regione dei piccoli artigiani che resterà sempre intima e vera, grazie alle profonde radici fissate da tempo da chi vi abita.


COLLIO

Agosto 2017

Caro diario,

il mio viaggio a Collio o Collio Goriziano (da non confondere con i Colli Orientali del Friuli) mi fa scoprire una piccola fascia bene esposta a sud, sud/est, esclusivamente collinare tra gli 85 e 300 metri di altitudine, che si trova nella provincia di Gorizia.

collio

È delimitata a ovest dal fiume Judrio (confine con i C.O.F.), a est dal Fiume Isonzo, a nord dal confine di stato con la Slovenia e a sud dalla pianura Friulana/Isontina. Stiamo parlando di appena 1.500 ettari circa, solo un 7% dell’intera regione, praticamente un giardino dell’Eden. Questo giardino è una splendida alternanza di marne e arenaria di origine eocenica e paleocenica, portate in superficie dal sollevamento dei fondali marini, i frequenti ritrovamenti di fossili marini ne sono la prova. Flysch è il termine della natura dei terreni del Collio, che in lingua locale viene chiamato Ponca. Oltre al terreno, anche il clima è assai particolare, a nord è coperto dalle Prealpi Giulie che riparano dai freddi venti e grazie alla vicina costa Adriatica (a una ventina di Km di distanza) si crea un microclima mite e temperato. La zona gode di un’antica storia, una storia che trova le sue origini in epoca preromana e si esprime nei vitigni autoctoni ambientati e coltivati da molto tempo. Si privilegiano i bianchi, come ad esempio la più storica Ribolla Gialla che trova zona d’elezione in Oslavia, il Tocai (Friulano), Malvasia Istriana e anche bellissime espressioni di vitigni internazionali come Sauvignon, Pinot Grigio e Chardonnay. Tra i rossi, l’autoctono regionale Refosco e Refosco dal peduncolo rosso e gli internazionali Merlot in primis, ma anche Cabernet Franc e Sauvignon. Se non pensi che tutto questo possa bastare, basta aggiungere un po’ d’intraprendenza, visione e competenza, qualche personaggio della storia della viticoltura italiana come Josko Gravner, e completare il tutto con un gruppo di “scoppiati” che rivendicano il vino bianco fatto con macerazioni, creando uno tra i vini più importanti d’Italia e probabilmente non solo, e il gioco è fatto. L’unico modo per apprezzarli è vivere questi micro paradisi in tutte le loro sfumature, sono incredibili e andrebbero tutelati e sostenuti sempre di più.


 

keber

Collio – Brda 45°N | 13°E | 80 m 50’000 bott. collio 3’000 bott. brda anno fondazione 1957

Storia Artigiana


Edi Keber
ne avrete sicuramente già sentito parlare: un contadino storico, una di quelle persone vere che vi invito a conoscere. Da ogni suo incontro si porta sempre a casa qualche riflessione o stimolo utile perché ciò che dice l’ha vissuto e crede veramente in ciò che pensa, dimostrandolo con i fatti non solo con il pensiero. Edi crede nel suo territorio, il Collio, molti lo dicono, ma quanti lo possono dimostrare nel lontano 2008 avendo comunque successo con i suoi vini vuole tradurre questo pensiero/credo in fatti come ? mollando tutte le tipologie e dai sui 12 ettari produce un solo vino frutto di ricerche, studi culturali ma anche di tecniche produttive e così iniziò a produrre esclusivamente il Collio bianco dalle uve autoctone Tocai, ribolla e Malvasia

Kristian Keber il figlio che solitamente con un padre così affermato restano in ombra e quando va bene non fanno danni… Cavolo ! Kristian sembra ripercorrere il successo del padre ma in maniera completamente sua originale e innovativa, oltre che gestire l’azienda di famiglia  portando cambiamenti nel sistema produttivo, si prende cura della piccola cantina del nonno materno in Slovenia creando un solo vino ovviamente il Brda (Collio in lingua slovena) con la variante della macerazione e di una base principalmente a Ribolla, Tocai e Malvasia.

Keber un pezzo di storia del Collio generazioni e generazioni di Contadini sotto varie bandiere e colori di confine hanno pagato cara la loro forza che credo sia la cosa che nessuno ha mai potuto cambiare: quella terra sotto i piedi e la famiglia con la moglie Silvana e la figlia Veronika parti integranti di questa storia.



CARSO

Agosto – settembre 2017

Caro diario,

il mio viaggio continua verso l’estremo sud di questa regione, nella provincia Triestina o meglio nella zona di produzione dei così detti vini di pietra i vini del Carso o Kars grande altopiano di roccia calcarea affacciato sul mar Adriatico che sfiora quota massima di 661 metri di altitudine.

carso

Quest’area ha un clima di transizione tra il mediterraneo e il continentale-prealpino è un territorio brullo, aspro e avrete sentito parlare della bora che soffia raffiche di vento ben oltre i 100Km/h nel periodo peggiore cioè l’autunno-inverno questo se non altro porta il beneficio di essere l’area meno umida del friuli ma al contempo anche la più arida con piogge modeste substrato roccioso permeabile senza corsi d’acqua in superficie se non solo al suo confine nord con il Collio Goriziano separato appunto dal fiume Isonzo.

Come se non bastassero le difficili condizioni pedoclimatiche per fare agricoltura, l’uomo ha dato il suo peggior contributo spostando la linea di confine più volte… ma come già abbiamo compreso i Friulani non sono duri ma hanno imparato a sventolare una sola bandiera quella della loro amata terra sotto i piedi e non i colori dei vari imperi.

Tuttavia in questo territorio difficile c’è molta biodiversità e mi permetto di fare una distinzione dei suoli che porta i vini in direzioni ben diverse, nello specifico il Carso da:

Terre rosse estese nella parte centrale sull’altopiano da nord a sud create principalmente dall’uomo scavando la roccia carsica, calcarea e gessosa frantumandola e/o riportandola dall’entroterra con profondità molto limitate (50 cm) questo tipo di terreno ferroso si estende per maggior sviluppo nel carso sloveno . Qui trova miglior dimora forse il vino più noto chiamato Terrano fatto da una varietà di uve Refosco mutata e adattatasi nel tempo.

Terre bianche sono solo nell’estremo sud sul confine con l’Istria nella valle del Breg posto incantato ricco di storie e leggende, qui troviamo suoli costituiti da alternanze arenitiche, marnose molto simili al Flysch (Ponca) dove trovano dimora i 2 principali vitigni bianchi Vitovska e Malvasia Istriana ma anche il Refosco nostrano (o Istriano).

Meglio stringere anche se ci sarebbe tanto da dire ma con questa chiudo il racconto con un pò di invidia visto il mio nome Licinsì (sapete cos’è…) bè anche loro create sotto l’impero austroungarico ma ancora attive !!! hanno le Osmize regolamentate e ben gestite a turni alterni… sistema intelligente di tenere viva la storia e le tradizioni locali oltre che dare la possibilità ai giovani di avvicinarsi a questo mondo in piena socialità locale e identitaria. Di primo impatto può sembrare tutto duro, diffidente, difficile ma non spaventatevi se riuscite a superare con schiettezza questo primo scoglio vi si aprirà un mondo ricco di scoperte e viva socialità.


 


merlak

Carso (breg) 45°N | 13°E | 200 m 3’000 bottiglie anno fondazione 2014

Artigiano

… essere parte e vivere un territorio per esprimerlo …

Martin Merlak, dall’estremo sud-est, classe 1987, la sua vita si svolge come quella di molti altri ragazzi, prima gli studi in economia e poi il lavoro d’ufficio, ma si sente soffocare. Decide quindi di cambiare e con le idee chiare nel 1999 inizia la vinificazione sotto con l’aiuto dell’amico oltre confine Klabjan. I suoi obiettivi sono precisi e la sua impostazione è verso il naturale. Arrivano presto le prime piccole soddisfazioni locali: viene chiamato “il corsaro rosso” grazie alla particolarità dei suoi vini rossi. Anche qualche riconoscimento per il suo olio non tarda ad arrivare. Il suo obiettivo, infatti, è vivere e far esprimere il territorio, di conseguenza non produce solo vino, ma anche olio, insaccati e osmiza, non si fa mancare nulla. Martin viene considerato come una rivelazione, colui che potrebbe riscattare una piccola parte di Carso quasi dimenticata, la valle del Breg. Oggi ve lo presento come piacevole scoperta e scommessa con i sui 3,6 ettari e una produzione di vino limitatissima di circa 2.500 bottiglie annue nei 3 classici vitigni autoctoni Vitovska, Malvasia e il Rosso da Refosco Istriano. In una realtà così giovane la strada è ancora tutta da percorrere, non ci resta che camminare insieme, pronti a sorprenderci di questo autoctono personaggio.

 

“Vivo e sono parte di questo territorio, solo così è possibile esprimerlo.”

Martin Merlak