ARTIGIANATO …e Vino

In Italia oggi è ARTIGIANO colui che:

“ esercita personalmente, professionalmente e in qualità di titolare l’impresa artigiana, assumendone la piena responsabilità con tutti gli oneri e i rischi attinenti alla sua direzione e gestione, svolgendo in misura prevalente il proprio lavoro, anche manuale, nel processo produttivo ”

è regolamentato dalla Legge-quadro n. 443/1985 dove figura come un impresa e ahimè vengono proprio escluse le attività agricole e quindi anche il viticoltore.

Mani La Terra TramaFonte foto La Terra Trema Milano

Ma approfondiamo il concetto…
Artigianato deriva da Arte.
È difficile definire e distinguere i due termini: credo che Arte costituisca più una necessità di pura espressione mentre Artigianato corrisponda, invece, ad una necessità pratica di utilizzo (ad es.: prodotti e opere artigianali relative ad utensili, decoro, ornamento, valore simbolico e/o religioso… ).
Nella storia viene prima riconosciuta l’Arte.
Riflettendo su questa sottile distinzione e pensando a quale potrebbe essere il primo mestiere artigiano praticato dall’uomo per rispondere ad una necessità pratica, penso all’ “Agricoltore”. L’agricoltura è un attività di vitale importanza: essa è infatti dedita al fornire cibo animale e vegetale a sè stessi ed agli altri. Quindi, il mestiere dell’Agricoltore, essendo necessario alla sopravvivenza, è senza dubbio il primo mestiere praticato dall’uomo, proprio per questa sua vitale importanza, la sua storia è legata alla povertà ed alla servitù imposta dall’uomo su uomo e successivamente dalle classi sociali e religiose.
La figura dell’Artigiano, invece, ha una storia diversa: già dal medioevo,  a seguito del ritorno di valori più trascendenti e meno edonisti, l’Artigiano ha acquisito un valore spirituale e, grazie alla formazione di Corporazioni di Arti e Mestieri, conquistò rilevanza, anche con riferimento ad importanti scelte di sviluppo sociale ed economico (basti pensare che fino al XVI secolo gli Artigiani contribuirono a costruire ben 2/3 dell’attuale patrimonio artistico mondiale).
Oggi, ragionando libero da preconcetti, norme, dettagli o altre restrizioni, alla luce del valore e dell’importanza della figura degli Artigiani, che hanno reso l’Italia uno dei paesi più ricchi al modo di Arte e Cultura, mi trovo in difficoltà a collocare e dare il giusto valore a queste figure ed a questi “saperi”. Addirittura la nostra Costituzione del 1948  l’Art. 45 recita che  “La legge provvede alla tutela e allo sviluppo dell’artigianato” (forse avevano intuito qualcosa!?). 
Purtroppo il Parlamento con la Legge del 25 luglio 1956 n. 860, ha cancellato millenni di storia e cultura, gettando le basi per l’attuale crisi economica: ha definito l’Artigianato come impresa, ha inserito le lavorazioni in serie, tipicamente industriali e con la sopracitata Legge n. 443/1985 le botteghe artigiane sono diventate comuni imprese con regimi fiscali e legislativi che fanno perdere quella caratteristica altamente umanistica che li distingueva, ha spostato il valore dallo scambio di manufatti culturali al fallimentare scambio di crediti-debiti.
Approfondendo la tematica e leggendo le norme attuali a tutela dei diritti e dei valori comuni, mi risulta facile e, al tempo stesso, complicato fare dei ragionamenti che abbiano un senso.
Mi chiedo:  è mai possibile che figure così importanti ieri ed oggi (e con molta convinzione anche domani), fondamentali per il benessere di tutti, NON siano tutelate e valorizzate adeguatamente?
Tornando al nostro amato Vino, ha senso perdersi in discussioni dividendosi tra biologico, biodinamico, naturale, associazione x, associazione y, contiene solfiti o senza solfiti aggiunti e così via… oppure sarebbe più logico e rispettoso della nostra preziosa storia/cultura, nonché garante per noi consumatori, distinguere il valore di un sistema produttivo Industriale (di qualità) che mira al controllo, all’efficenza e alla costanza produttiva, da quello Artigianale che, invece, fuori da canoni prestabiliti, va oltre il semplice prodotto Vino e mira alla naturale interpretazione e valorizzazione di una cultura storica e di un territorio incluso l’aspetto estetico e ambientale (oltre a rinunce produttive ed economiche).
Per quanto riguarda la genuinità non voglio nemmeno pensare che un alimento Industriale o Artigianale sia dannoso alla salute, pertanto, mi domando: perchè non trattarlo come un alimento, obbligando così entrambi i sistemi a dichiarare i prodotti e le pratiche utilizzate!? Perché tutte le forze e i movimenti “naturali/bio” non si UNISCONO per pretendere questo concetto basilare!?
Se poi ci fosse ancora la necessità di creare un uteriore distinzione sulla genuinità del prodotto, va bene, ma, a questo punto, si dovrebbe mirare alla massima genuinità possibile (sicuramente NON l’attuale Reg. Vino Biologico, per questo approfondimento vedi anche l’articolo NATURALE …e Vino).

Per riassumere, l’Artigianato del Vino :

  • ha Nome e Cognome – si espone come persona fisica e unico riferimento per tutto, garante di qualità (ci mette la faccia !) ;
  • lavora direttamente e personalmente tutte o almeno l’ 80% delle fasi di produzione (campo, cantina fino all’imbottigliamento) utilizzando solo uve da lui coltivate così da poter scegliere come intervenire per interpretare il territorio, l’annata e la sua idea di vino ;
  • rispetta la terra perchè Culturalmente ne fa parte, la abita e con i suoi frutti mangia e lavora (…e domani così i loro figli);
  • esclude la chimica dannosa in campo e invasiva in cantina. Solo se e dove necessaria, semplicemennte dichiara cosa è stato usato e perchè. In questo modo sappiamo cosa contiene quel vino e con quali procedimenti è stato ottenuto. Al consumatore la scelta.
 Vedi scheda tecnica.

Tratto dal libro “Vigne Vino Vita” di Lorenzo Corino :

  • richiede solida professionalità, per studi, esperienza, passaggio generazionale o acquisizione della competenza necessaria in azienda. Non ci si può improvvisare o percorrere strade fantasiose prive di consistenza tecnica;
  • si impegna in una gestione del vigneto in armonia con il clima e le disponibilità del luogo (idriche, nutrizionali, terreno, variabilità biologica), con le problematiche e con le collaborazioni naturali (sostanza organica, batteri, lieviti, funghi) al fine di ottenere il miglior risultato nel vigneto;
  • considera la vendemmia il momento più critico e fondamentale per raccogliere grappoli che in cantina avranno la loro naturale trasformazione fino all’allevamento del vino;
  • valorizza il lavoro dell’uomo e dell’animale rispetto alla meccanizzazione;
  • considera il rispetto dei luoghi e degli ambienti agricoli, la loro bellezza e salubrità come obiettivi fondamentali e da perseguire con impegno costante.

Articoli consigliati sull’Artigianato :

ARTIGIANALITÀ di Nadir Bensmail (Os Goliardos – Lisbona)

LA BELLEZZA DELL’ARTIGIANATO del Prof. Lorenzo Corino

IL VALORE MORALE ED ECONOMICO DELL’ARTIGIANATO IN ITALIA del Prof. Fabrizio Pezzani

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